il primo giorno d'estate è rivolto a te!
- Simone Ferri
- 21 giu
- Tempo di lettura: 4 min
Carissimi, non ci sentiamo da un pò!
In queste settimane ho viaggiato, fatto nuove esperienze e vissuto incontri che mi hanno lasciato dentro un filo invisibile.

Prendo due esperienze che ho vissuto e che hanno un filo in questo 21 giugno, solstizio di estate, nonchè la giornata più lunga dell'anno.
Sono stato di nuovo in Baviera, a rivedere i castelli di Ludwig, quel re visionario che ha trasformato l’eccesso e la stranezza in pura bellezza.
E proprio ieri sera ho visto Fratelli, con Michele Calcari e Paolo Grossiuno per la regia di Antonio Viganò: spettacolo intenso, messo in scena al "Teatrodellacucina", dentro quello che un tempo era l’ex ospedale psichiatrico Paolo Pini, a Milano.
Anche Alda Merini è passata di lì, reclusa per la sua presunta "follia", che oggi ci fa godere delle sue poesie.
La trama è forte: due fratelli vivono soli in un appartamento e, per comunicare, sono costretti ad inventare una serie di giochi, storie, gesti. Ma la lingua di uno dei due sembra ingarbugliata ed, essendo autistico, ha un modo di fare e di comportarsi del tutto suo. E per quanto un fratello cerchi di "normalizzare" l'altro, ecco che la malattia riemerege per cordurlo in un mondo parallelo dove non esiste la logica, ma solo "possibilità".
La logica, il pensiero razionale, il dovere, le convezioni... Quante gabbie che ci costruiamo.
Non ci accorgiamo quante regole ci mettiamo, invece di ascoltare la nostra anima, il nostro profondo.
E così iniziamo a costruirci gabbie da soli.

Quando iniziamo a privarci delle nostre passioni, quando ci allontaniamo da ciò che ci fa sentire vivi – un hobby, un gesto creativo, il piacere di ballare, curare una pianta, disegnare, cantare – e viviamo solo dentro il “devo”... è lì che cominciamo a sabotarci.
È lì che iniziamo a diventare qualcosa che il nostro corpo, la nostra anima, non vogliono.
E senza accorgercene, ci chiudiamo da soli in un manicomio invisibile.
Perchè non accettiamo la nostra anima, il nostro bambino interiore che ha voglia di emergere, di giocare.
Perché non ci concediamo la nostra unicità.
Perché abbiamo smesso di permetterci la libertà di essere diversi.
Spesso giudichiamo o ci giudichiamo per ciò che non rientra negli schemi, senza accorgerci che proprio lì, in quella libertà, nasce la bellezza.
La creatività.
La trasformazione.
Pensa a chi ha osato rompere le forme e le convenzioni:
Van Gogh, che vedeva la realtà come vibrazione interiore.
Kandinsky, che portava sulla tela il suono e lo spirito.
Frida Kahlo, che ha messo il corpo e il dolore al centro della sua arte.
Bowie, che ha scardinato identità, genere, estetica e suono.
E potremmo andare avanti per ore, andado a ritroso nel tempo...
Ognuno di loro ha guardato oltre la materialità per cercare l’anima, oltre la tela, come diremmo guardando un opera di Fontana.
Mi capita di incontrare persone che mettono regole su regole al proprio mondo interno. Si trattengono, si irrigidiscono, e dimenticano che l’uomo è nato per essere libero.
Quando questo non succede, il contatto con la vita si interrompe. E noi parliamo proprio di questo: di interruzioni di contatto, di “gestalt” non concluse.
Di legami invisibili che ci bloccano e ci impediscono di dire ciò che vogliamo, di essere come vogliamo.
Ecco perché l’estate, con il tempo che si dilata e rallenta, può diventare un’occasione speciale: per dedicarsi a ciò che ci dà gioia, senza giustificazioni.
Non per forza per “produttività”, ma per benessere.
Ti invito a fermarti un momento e chiederti:
Cosa puoi fare davvero per essere più felice? Non pensare a filosofeggiare o a ciò che non dipende da te. Stai contrato/a su di te.
Quali erano i tuoi hobby da bambino, le passioni che ti accendevano?
Prova a riprenderle, anche solo per un’ora alla settimana.
Inizia da lì. Inizia a riprendere in mano quelle cose che ti facevano vibrare dentro, quando eri bambino o adolescente. Quando ancora non avevi il peso delle responsabilità.
Quando la tua anima era in connessione con il tuo fare.
Giugno, non a caso, è anche il mese del Pride.
Il mese della libertà individuale, del diritto ad essere se stessi.
E proprio ieri, dopo il teatro, sono andato a cena in un ristorante molto frequentato, uno di quei posti un po’ radical chic della scena milanese, fuori dai giri turistici.
Il cameriere che ci ha serviti non rientrava in nessuna “categoria”. Forse stava facendo un percorso di transizione, forse aveva semplicemente scelto di esprimersi al di là delle definizioni. Non lo so. Ma ho visto in lui la forza, il coraggio, la presenza.
E ho pensato a quante battaglie personali stia affrontando ogni giorno, solo per esistere. Solo per essere libero.
Ogni vita che cerca autenticità è un atto rivoluzionario.
E allora ti lascio con un invito semplice: questa estate, cerca la tua autenticità riprendendo le tue passioni o facendo qualcosa fuori dal comune che ti faccia sentire vivo.
Sii vero. Sii libero.
Simone
Flow – crescita personale Milano
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