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Ottobre colori, suoni e lentezza

Dalla Newsletter mensile di Flow

 

Eccoci a ottobre, immersi nel cuore dell’autunno. Le giornate si accorciano, l'aria diventa più fresca e i colori della natura si accendono di tonalità calde. Questo mese mi trova di ritorno da un’esperienza intensa: la Biennale di Venezia, dove per la prima volta ho avuto l’occasione di visitare i principali padiglioni di questa grande esposizione artistica.



Il tema di quest'anno è "Stranieri ovunque" che ha risuonato in molteplici forme: l’esperienza di sentirsi straniero a casa propria, in un paese diverso o anche nell'accogliere uno straniero. Tutto questo mi ha portato a riflettere sul concetto di confine, perchè diventiamo o vediamo stranieri nel momento in cui c'è un confine.



Il confine è una linea invisibile che tracciamo tra noi e l’altro. È una protezione, una salvaguardia dei nostri bisogni, uno spazio necessario per non perdere la nostra identità nella confluenza con l'altro. Mettere dei confini è un atto sano e fondamentale: ci permette di non dissolverci, di non dimenticare chi siamo e di mantenere intatti i nostri desideri e bisogni. Ma il confine non è solo una barriera, è anche una finestra attraverso cui possiamo osservare l'altro e riconoscere la sua diversità; quanto sia prezioso incontrare la diversità. L'altro, con la sua differenza, ci permette di scoprire parti di noi stessi che forse ignoriamo o non accettiamo. Spesso siamo attratti da ciò che è diverso da noi perché ci completa, ci arricchisce. Jung parlava dell’"ombra" come quella parte di noi che non vediamo, ma che si riflette negli altri. In Gestalt diciamo "incontrare le proprie parti". È nell’alterità che troviamo la possibilità di scoprire ciò che ci manca.

 

Queste riflessioni mi hanno riportato al workshop che ho appena concluso ad Alassio. Abbiamo esplorato, attraverso esercizi pratici e meditativi, il modo in cui interagiamo con l'altro e con il mondo. Non esiste una strategia unica e definita, ma una serie di risposte che possiamo alternare, senza irrigidirci in un’unica modalità (cronicizzarci nella risposta). Questa fluidità ci permette di vivere una vita più autentica e sana, dove non fuggiamo dai nostri bisogni ma li riconosciamo con consapevolezza.


Durante il workshop, abbiamo anche analizzato quanto i nostri bisogni siano davvero autentici o se, al contrario, nascondano una fuga dalle nostre paure. E quando iniziamo a giudicare l'altro, a etichettarlo come "straniero" anche se è solo il nostro vicino di casa, forse è il momento di interrogarci: stiamo respingendo una parte di noi stessi?

 

In questo mese di ottobre, possiamo sperimentare un ritorno a noi stessi. Prendiamoci il tempo per esplorare i nostri bisogni più autentici, magari con una passeggiata o un trekking immersi nei colori dell’autunno. Lasciamo che questo rallentamento ci permetta di apprezzare la vita così com’è, senza cambiare nulla, nello stare, e di scoprire quanto le connessioni con gli altri, prive di giudizio, possano arricchirci. Con un'inspirazione portiamo dentro novità, con l'espirazione lasciamo andare un giudizio che sta arrivando.

 

Vi auguro di cuore un ottobre di riflessione, di rallentamento e di ritorno a voi stessi.

 

scrivimi le tue considerazioni a 

 

Simone

 
 
 

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